[et_pb_section][et_pb_row][et_pb_column type=”2_3″][et_pb_text admin_label=”Text” background_layout=”light” text_orientation=”left”]
L’ecografia della mammella è uno degli esami più importanti per la donna nell’ambito dei programmi di check up. Difatti in assenza di sintomi che ne anticipino l’esecuzione, la donna dopo 1 40 anni, annualmente, dovrebbe praticare tale esame. Ciò al fine di consentire una diagnosi precoce di neoplasia.
Diagnosticare il tumore della mammella ad uno stadio iniziale può consentite non solo la guarigione, ma anche il ricorso ad intervento chirurgico poco demolitivo.
Per comprendere la dimensione del problema, basti pensare che il tumore della mammella colpisce solo in Italia circa 10.000 donne all’anno (30 donne al giorno).
Oltre ai programmi di screening oncologici, l’ecografia della mammella è molto utile anche nello gestione di una serie di patologie benigne della mammella, come fibroadenomi e malattia fibrocistica
Va ricordato che l’ecografia, per quanto bravo possa essere l’operatore e performante l’ecografo, non consente mai una differenziazione tra patologie benigne e maligne con una sensibilità del 100%.
L’esplorazione ecografia della mammella prevede la paziente distesa con il braccio corrispondente flesso ed abdotto, con la mano sopra la testa al fine di garantire una buona valutazione di tutto il parenchima ghiandolare.
Un buon esame ecografico della mammella deve iniziare descrivendo gli strati superficiali e indicare le condizioni di areola e capezzolo. In presenza di capezzolo retratto si deve sempre interrogare la paziente se questo sia un fatto nuovo o datato da tempo. Difatti una recente
Retrazione del capezzolo o una sua alterazione può essere suggestiva di neoplasia. Quindi si deve procedere ad una valutazione del parenchima mammario tenendo ben presente che la componente ghiandolare varia a seconda dell’età e della composizione adiposa. Andranno quindi descritti i legamenti del Cooper e soprattutto i dotti galattofori e in particolare va indicato se questi siano dilatati oppure no. Nell’ambito della descrizione del parenchima va ovviamente indicato se l’ecostruttura sia alterata dalla presenza di nodularità. In caso di presenza di nodulo si deve indicare in primis la sede (ovvero il quadrante) quindi le dimensioni, i margini e l’ecopattern. Infine nell’ambito della valutazione della ghiandola mammaria, vanno esplorati sempre anche i linfonodi ascellari, possibile sede di flogosi reattiva o di metastasi in caso di neoplasia
[/et_pb_text][/et_pb_column][et_pb_column type=”1_3″][et_pb_contact_form admin_label=”Contact Form” captcha=”on” email=”info@ecografia.napoli.it” title=”prenota subito il tuo esame” /][/et_pb_column][/et_pb_row][/et_pb_section]